Eboli. Restare e combattere !

06.07.2025
di Gerardo Rosania


 EBOLI : "FUJTAVENNE "? IO DICO DI NO ! IO DICO RESTARE E COMBATTERE PER CAMBIARE LA CITTÀ E PER FAR TORNARE ANCHE CHI STA FUORI.

Sono passati circa 50 anni da quando Eduardo De Filippo esclamò quella frase guardando alla realtà di Napoli.

Ma quella espressione non era una resa del grande commediografo, al contrario: era un tremendo atto di accusa verso una classe politica amorfa, profondamente corrotta ed incapace di cogliere l'importanza di una battaglia per la città come quella del teatro Mercadante.

Ora quell' invito lo sento ripetere ad Eboli nella città dove sono nato e dove vivo, dopo l'ennesima rissa , nel pieno del cuore della città, in Piazza della Repubblica, fra un drink e una " canna" che stavolta ha visto anche alcuni dei protagonisti finire in ospedale.

Così oggi scopriamo quello che è evidente da tempo : Eboli è diventata una città pericolosa.

una città dove le risse sono all'ordine del giorno, dove hanno creato alcune delle principali piazze di spaccio, dove si è sparato nella guerra per il controllo di quelle piazze di spaccio , dove c'è stato un morto, dove si sono messe bombe davanti a saracinesche di negozi nel centralissimo viale Amendola, dove fra rapine e furti si è precipitati in pieno allarme al punto da pensare alla costituzione ridicola delle ronde, dove da anni non esiste una politica della Sicurezza a partire dal mistero della videosorveglianza.

Oggi ad una situazione che la politica locale ha lasciato precipitare per anni, si risponde rispolverando , non cogliendone il senso, l'antico appello di Eduardo: ANDATE VIA , FUJTAVENNE.

Quell' invito , che fu nacque come un atto straordinario di denuncia ad una classe politica fallimentare, ad Eboli assume ben altro carattere : ha il sapore , inaccettabile, della assoluzione della classe politica locale.

Una classe politica che ha fallito in una cosa fondamentale: COINVOLGERE LA CITTÀ TUTTA , LE NUOVE GENERAZIONI IN PARTICOLARE NELLA COSTRUZIONE DI UNA PROSPETTIVA, DI UN FUTURO, DI UN PROGETTO.

Campare alla giornata, il piccolo cabotaggio delle mance agli amici, la mancanza di un disegno .

Questa la politica ebolitana da anni ormai.

Non serve che la attuale amministrazione rivendichi grandi risultati ( che per altro non si capisce dove siano!) il problema è se la comunità si senta o meno coinvolta e partecipe.

Dinanzi a questo fallimento della politica locale, che , sia chiaro, interroga tutti , nessuno può sentirsi escluso, la risposta può essere " FUJTAVENNE".?

Io penso convintamente di di no!

Non solo perché io sono uno di quelli che ad Eboli ( nella propria città!) ha voluto fortemente tornarci dopo 13 anni di " emigrazione " prima per studio a Modena e poi per lavoro a Bergamo;

Ma perché io sono fermamente convinto che la nostra città ha , in se stessa , le potenzialità per potere uscire da questa lunga fase di decadenza.

Basta guardare i dati economici sociali ed economici di Eboli ( su cui , ovviamente, nessuno vuole discutere a partire dalla politica locale!)., per capire che " la fuga dei giovani " è già in atto da anni nella indifferenza o addirittura nella negazione di chi stava al governo della città.

Ha scritto uno studioso , a proposito della fuga dei giovani dal Sud Italia (circa 1,5 milioni in 10 anni ) : "il Sud non sta semplicemente perdendo abitanti! Sta perdendo le generazioni su cui si costruisce il futuro.

Il rischio è che la frattura demografica si trasformi in una frattura irreversibile del sistema paese , compromettendo la coesione territoriale e la sostenibilità della crescita".

Ecco ad Eboli sta accadendo ( o è già accaduto ) proprio questo!

Invitare i giovani di Eboli ad ANDARE VIA dalla città , significa arrendersi e condannare Eboli alla morte ed al declino progressivo e inarrestabile.

E Senza neanche combattere.?

Io non ci sto! Da Comunista, da ebolitano, da padre io non ci sto!

Credo che invece dovrebbe avviarsi nella città un dibattito grande sul CHE FARE, che coinvolga tutti a partire da una intellettualità che da troppo tempo ha abdicato al suo ruolo, alle associazioni Culturali e Sociali, alle istituzioni scolastiche che non possono restringersi nelle mura degli istituti, alle organizzazioni sindacali che non possono emergere solo in occasione di appuntamenti nazionali, alle forze politiche ( se ancora esistenti oltre il simbolo di partito), alle istituzioni locali mai così distanti dalla comunità locale e troppo tese al facile consenso grazie a uno spettacolo od ad una iniziativa fine a se stessa.

Una discussione intorno alla quale trovare il modo di coinvolgere anche quelle professionalità che già sono andate via da Eboli.

La sfida fa tremare le vene ai polsi, ma non accettarla significa lanciare ai giovani ebolitano un solo messaggio

" FUJTAVENNE"